Dal 4 novembre sarà possibile iscriversi a Ca' Foscari Alumni
Lascia la tua mail per restare informato

News

 

La nuova start-up irlandese del cafoscarino Nicola Farronato

Big_940x470_farronato

Nasce W4 Games, start-up irlandese open-source del cafoscarino Nicola Farronato

Innovatore, manager, imprenditore: il cafoscarino Nicola Farronato vanta un’ampia esperienza internazionale nel mondo del business e delle start-up innovative, che ha sviluppato nel corso degli anni a partire dalla laurea in economia internazionale presso la nostra Università Ca’ Foscari Venezia.
Le start-up e i progetti nati dalla sua creatività e dal suo spirito innovativo attraversano diversi settori: dall’imprenditoria sociale in supporto ai bambini di Togo e Benin fino al destination marketing per turisti millennial cinesi, passando per marketing emozionale e intelligenza artificiale. Tutte queste esperienze, che gli hanno permesso di vivere in prima persona la multiculturalità di città come Venezia, Dublino, Parigi e Torino, lo hanno portato fino al settore del gaming online con la fondazione nel 2021 di W4 Games, start-up di “commercial open source software”: un nuovo progetto interessante che abbiamo voluto approfondire insieme a Nicola con qualche domanda.

Ciao Nicola! Il tuo ultimo traguardo, relativo alla raccolta fondi per la start-up W4 Games, ci ha molto incuriosito. Le tue start-up spaziano infatti dall’imprenditoria sociale al destination marketing: visto il tuo percorso imprenditoriale e la tua esperienza in vari settori, ci siamo chiesti quale sia il fil rouge che collega questi progetti. Come sei arrivato, quindi, al mondo del gaming?

W4 Games è un progetto davvero speciale, perché ha l’ambizione di supportare la crescita di un prodotto open source nell’ambito del gaming online, il motore Godot Engine. Godot è frutto del lavoro di circa 2000 sviluppatori che hanno contribuito negli ultimi anni all’ascesa del progetto fino ai primi posti nel panorama di utilizzo mondiale, con più del 10% di quota di mercato. L’ambizione che abbiamo con W4 Games è quella di far crescere questa quota al 30% nei prossimi anni, ispirandoci all’impresa Red Hat, che ha saputo costruire il livello di servizi commerciali per il sistema operativo open source Linux. Il fil rouge tra quest'ultima start-up e le precedenti mie esperienze imprenditoriali è legato all’Irlanda, Paese in cui ho vissuto dal 2011 al 2018, e che reputo uno dei migliori ecosistemi per start-up in Europa, e naturalmente alla passione e la resilienza di un imprenditore tech seriale che cerca costantemente opportunità in mercati globali. Il gaming rappresenta una fetta del software globale che vale circa il 20-25% del mercato, è da anni in crescita a doppia cifra percentuale sia come volume d’affari che come community di giocatori. Con W4 Games vogliamo democratizzare il software per fare giochi online, oggi appannaggio di un paio di aziende che monopolizzano il mercato.

Il tuo percorso accademico, invece, è passato anche per Ca’ Foscari: cosa ha significato per te frequentare l’università in una città dal respiro internazionale come Venezia?

Il mio percorso accademico è partito da Venezia, dall’Università Ca’ Foscari, dove ho avuto modo di vivere una città unica al mondo e di confrontarmi con un ateneo di alto livello. Sin dal mio periodo universitario alla facoltà di Economia di Ca’ Foscari ho coltivato relazioni internazionali, per interesse e passione nata da quando ero bambino. Il mio corso in Economia e Commercio Estero mi ha aiutato a sviluppare questa passione dandomi la possibilità di inserirmi nel contesto dei mercati internazionali di export delle aziende venete. Nei primi dieci anni di lavoro ho partecipato a circa duecento missioni commerciali internazionali, in settori chiave per il territorio come gioielleria, mobile ed attrezzi sportivi outdoor. Mentre io mi dedicavo al commercio internazionale di prodotti di manifattura, nascevano i giganti tecnologici di oggi, da Google (1996) a Meta (2004). Il paradigma che avevamo appena finito di studiare avrebbe subito grandi rivoluzioni, pur mantenendo i connotati economico-manageriali base. Mi ritengo molto fortunato ad aver sviluppato i primi vent’anni di carriera a cavallo tra la old e la new economy. Secondo me è un punto di vantaggio ed ogni giorno cerco di valorizzarlo in quello che faccio.

Irlanda terra di start-up: è stato questo clima fertile per le imprese innovative il motivo principale che ti ha portato a Dublino nel 2011? Secondo te, cosa possiamo fare in Italia per valorizzare e far crescere di più le start-up?

Quando sono arrivato in Irlanda per la prima volta era il 2010, e mi sono trovato di fronte un Paese al tracollo, colpito dall’onda lunga della crisi finanziaria nata oltreoceano. L’Irlanda ha PIL e numero di abitanti molto vicini a quelli del Veneto, e da un punto di vista imprenditoriale devo dire che il DNA pro-attivo del popolo irlandese mi ha ricordato molto quello del NordEst italiano. La reazione dell’Irlanda a partire dal 2011 è stata quella di puntare sulle imprese tecnologiche di nuova generazione, e abbinare il loro proliferare ai giganti tecnologici americani che per tradizione hanno la loro base europea proprio nell’Isola di Smeraldo. Questo connubio ha dato vita ad un quinquennio di crescita per il Paese, grazie anche all’introduzione di misure di incentivo per le start-up e gli attori di questo ecosistema dell’innovazione. Enterprise Ireland, il braccio operativo del governo irlandese per innovazione ed imprenditorialità, ha svolto un ruolo chiave di acceleratore del sistema-paese.
Venendo all’Italia, credo che negli ultimi dieci anni si siano fatti dei passi importanti in tema di start-up e di supporto alla nuova classe imprenditoriale. I dati che leggiamo ci dicono che è ancora poco, sotto tutti i punti di vista: capitale di rischio, strumenti a disposizione delle imprese per raccogliere capitale, possibilità di scalare l’impresa mantenendo il quartier generale in Italia, ed altro ancora. Ma c’è di più. Oggi una start-up per creare un team solido deve poter rivolgersi al mondo, senza limiti o confini, e questo comporta che le moderne organizzazioni aziendali debbano poter essere distribuite globalmente. La start-up “all remote from day one” è un format che personalmente credo diventerà uno dei modelli principali di sviluppo di nuovi business basati su tecnologie. È anche il modello di W4 Games.

Puoi già darci un’anteprima dei prodotti che avete intenzione di sviluppare con W4 Games?

Al momento stiamo lavorando a testa bassa su un range di prodotti da presentare al mercato in occasione del prossimo GDC (Game Developers Conference) a marzo del prossimo anno a San Francisco. In quella occasione saremo con tutto il team nell’epicentro nord americano del gaming, nonché della tecnologia, ed avremo uno stand assieme al progetto GODOT in mezzo ai titani, ovvero proprio nel punto più strategico di tutta la conferenza, tra Google, Meta e Amazon.
Posso dire che uno dei prodotti che presenteremo permetterà agli sviluppatori di giochi online di utilizzare Godot gratuitamente come motore di sviluppo del gioco e di pubblicare il gioco nelle principali piattaforme di gaming e console come Playstation, XBox e Nintendo Switch. Essendo queste piattaforme il contesto principale di distribuzione e monetizzazione dei giochi online, il nostro servizio darà la possibilità a molti sviluppatori piccoli ed indipendenti di entrare in un mercato finora poco accessibile. Per il resto vi invito a seguirci ed a visitarci al GDC.

Quale consiglio daresti ai giovani startupper italiani?

Non è facile dare consigli, ma credo di non sbagliarmi nel suggerire di seguire il cuore e l’istinto per trovare la motivazione necessaria per affrontare il viaggio di una start-up. È sempre un percorso molto impegnativo, ed è utile cercare dei modelli positivi a cui ispirarsi. Lo scorso anno io e mia moglie abbiamo pubblicato un libro proprio su questo argomento, “Love in the start-up era”, un progetto condiviso che ci ha permesso di raccontare le nostre esperienze in merito al tema start-up e anche le storie di alcune coppie di imprenditori che abbiamo incontrato nel mondo. Non è fondamentale solo amare la start-up, ma anche trovare all’interno della propria sfera affettiva l’equilibrio e l’energia per poter guidare un’impresa alla crescita.

Referenze:

W4 Games
Techcrunch
Love in the start-up era
Video Meridiani Digitali