Il Cafoscarino Marco Dalla Dea a Parigi 2024

Dalle Aule di Ca' Foscari alle campi Olimpici di Parigi
La scorsa domenica si sono concluse le ultime gare paralimpiche, e cala così definitivamente il sipario sull’edizione Olimpica di Parigi 2024. Tante, tantissime, le medaglie azzurre: 40 alle Olimpiadi, 71 alle Paralimpiadi. C’è un po’ di Italia – e di Ca’ Foscari – anche nell’organizzazione dei Giochi. Marco Dalla Dea, con un Master in Sport Marketing and Communication (MasMaCom) conseguito a Ca’ Foscari, ha giocato un ruolo nella comunicazione di Parigi 2024. Docente e fondatore dell’agenzia di comunicazione YAK Agency di Padova, lavora da diversi anni come consulente per il Comitato Olimpico Internazionale. Ci racconta come l’esperienza universitaria tra le mura di Ca’ Foscari abbia contribuito al suo percorso, portandolo a lavorare a cinque diverse Olimpiadi in quattro continenti.
Marco, come descriveresti l'esperienza di Parigi 2024?
Parigi 2024 è stata un’esperienza unica per tanti motivi. Questa edizione ha segnato un ritorno alle radici dell'Olimpismo, avendo Parigi già ospitato i Giochi nel 1900 e nel 1924. La connessione con la storia olimpica si è riflessa in tutto: dalla scelta delle straordinarie location nel cuore della città all’entusiasmo del pubblico. Al contempo, è stata un’edizione innovativa. Abbiamo assistito alla prima cerimonia d’apertura organizzata fuori da uno stadio, lungo la Senna. Abbiamo visto raggiunta la sostanziale parità di genere, sia in termini di partecipanti che di competizioni. Abbiamo visto l’uso dell’Intelligenza Artificiale per raccontare lo sport con immagini spettacolari. Questi Giochi sono stati la mia quinta Olimpiade, dalla prima a Pechino nel 2008. Sono vent’anni che collaboro con il movimento olimpico, e ogni edizione mi lascia un nuovo bagaglio di esperienze. Ma in questo caso, l’incredibile lavoro del comitato organizzatore francese e del Comitato Olimpico Internazionale ha superato ogni aspettativa.
Qual è stato il tuo ruolo specifico in questa edizione olimpica?
Mi occupo di comunicazione e di crisis management. Con il team di YAK Agency siamo stati ingaggiati dal Comitato Olimpico Internazionale per gestire la comunicazione dello sport della boxe a Parigi 2024. È un lavoro che parte da lontano: da quattro anni seguiamo ogni evento di qualificazione olimpica, dall’Italia al Cile, dal Senegal alle Isole Salomone, con una squadra di oltre venti persone, tra cui diversi laureati e masterizzati di Ca’ Foscari. Abbiamo assistito a oltre 1.700 incontri di pugilato, gestendo le relazioni con diversi stakeholder, i media interessati, e oltre 500 giornalisti presenti sui campi di gara.
In che modo questa edizione olimpica è stata diversa dalle precedenti per te?
A Parigi 2024, la Boxe è stata particolarmente sotto i riflettori, anche per motivi che vanno oltre i risultati sportivi. Penso che molti abbiano seguito il caso della pugile algerina Imane Khelif. Senza entrare nel merito, è stata una vicenda che ha visto polemiche e questioni politiche cercare di prevalere sui fatti, i diritti e le ragioni delle persone coinvolte, generando un notevole buzz mediatico. Abbiamo cercato di gestirlo restando fedeli ai nostri principi etici e professionali, e grazie a un grande lavoro di squadra. Negli anni abbiamo collaborato con le Olimpiadi in diverse discipline ed eventi, ma mai come in questa edizione abbiamo lavorato con tanta intensità, su più fronti contemporaneamente. Avere un team preparato, sia in loco che nella nostra sede di Padova, e poter contare su degli straordinari colleghi a livello internazionale, ci ha permesso di affrontare al meglio i momenti più difficili di questa sfida.
Cosa hai imparato lavorando a cinque edizioni olimpiche?
Ogni Olimpiade è diversa, e l'adattabilità è fondamentale. La comunicazione si è evoluta enormemente dal 2008, con una crescente enfasi sul digitale che continua a rivoluzionare il modo in cui si raccontano gli eventi sportivi. Allo stesso modo, è cambiato il modo di rapportarsi con i professionisti della comunicazione durante l’organizzazione di un evento così complesso. La formazione, anche tecnologica, è imprescindibile per chi vuole lavorare in questo mondo. Il movimento olimpico è un ambiente particolare, di nicchia, forse senza pari. Non a caso, si parla di “famiglia olimpica”, e anche questa esperienza di Parigi mi ha insegnato quanto sia importante restare fedeli ai valori di questa famiglia, pur abbracciando il cambiamento.
Qual è stato il tuo percorso di formazione e professionale?
Dopo la laurea magistrale in Comunicazione, sono diventato giornalista – prima pubblicista e poi professionista – e ho iniziato a collaborare con diverse realtà del mondo dello sport. Viviamo in un territorio che esprime eccellenze straordinarie nel settore, sia in termini di aziende che di organizzazioni sportive. Il mio percorso professionale si è concentrato sugli uffici stampa, sempre più in contatto con il mondo olimpico. Nel 2010 ho completato un Master in Sport Marketing e Comunicazione a Ca’ Foscari, che ha arricchito il mio bagaglio, unendo competenze comunicative e marketing, sinergia oggi cruciale. Ho fondato YAK Agency con il mio socio Giovanni Cecolin, e oggi l’agenzia impiega oltre venti persone, con progetti internazionali che spaziano in diversi ambiti della comunicazione.
In quale modo Ca’ Foscari ha contribuito a questo percorso?
L'esperienza a Ca’ Foscari ha rappresentato una svolta decisiva, dapprima nella mia formazione e poi nella mia vita professionale. L’internazionalità dell’ateneo, unita alla qualità dell’offerta formativa, ha ampliato i miei orizzonti e costruito una rete preziosa di contatti globali. Mi capita spesso di incontrare ex studenti cafoscarini, sia in Italia che all’estero, e anche nella nostra agenzia lavorano diversi Alumni. A Parigi, tra gli altri, nel nostro team di YAK abbiamo potuto contare su Chiara Ferrante – diplomata del Master in Sport Business Strategies (SBS). Un master con il quale collaboriamo e dal quale provengono anche Lorenzo Pestugia e Gianluca Pornaro, che ci hanno dato supporto dall’ufficio di Padova, insieme ai colleghi cafoscarini Alvise De Raho (Facoltà di Economia) e Giulia Scordari (Facoltà di Lingue), e tanti altri colleghi. Ca’ Foscari, e il network degli Alumni, sono stati fondamentali per il nostro percorso di crescita, sia professionale che aziendale.