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Ice Memory: cambiamento climatico e corpi glaciali

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Sabato 2 luglio durante l'Alumni in Visita al Rifugio Pietro Galassi - Città di Mestre si è svolto un interessante convegno con relatore il dott. Fabrizio De Blasi, ricercatore dell’Istituto di Scienze polari del CNR e membro attivo del progetto internazionale IceMemory, di cui l’Università Ca' Foscari Venezia è uno degli enti capofila assieme al CNR. 

Si è partiti dai recenti eventi climatici anomali (Vaia, l’anticiclone africano verificatosi a Dicembre Gennaio scorso) per arrivare a capire come questo sta influendo su uno degli “organismi viventi” più longevi del nostro pianeta: i ghiacciai. Così, al cospetto dell’Antelao, abbiamo visto cosa sta accadendo, cosa comporta questa inesorabile morte dei ghiacciai a livello climatico ed idrico e come si innesta il progetto IceMemory che ha lo scopo sia di analizzare attraverso i carotaggi cosa è successo nelle varie epoche (attraverso l’analisi degli strati si può arrivare anche a 10.000 anni fa nel tempo) sia di preservarne un campione per le generazioni future, attraverso una "banca del ghiaccio" presente in Antartide. Sono state presentate le varie campagne di recupero, tra cui le analisi sulla Marmolada, prendendo l’occasione per mostrare come il ghiacciaio si sia di fatto depauperato dalla metà degli anni '80…erano le 18.45 circa ed il ghiacciaio della Marmolada, distante da noi qualche km in linea d’aria, solo poche ore dopo faceva capire al mondo intero quanto fosse concreto e reale ciò che avevamo appena ascoltato in quota al Rifugio Galassi.

Qui di seguito un breve commento del dott. De Blasi, da noi contattato dopo la tragedia.
“Quello che è successo sulla Marmolada ci rattrista molto, ma è anche un amarissimo schiaffo che ci deve far riflettere, imporci una visione olistica che oramai non possiamo più permetterci di posticipare. La comprensione di questo cambiamento del sistema Terra è necessaria per non farci trovare impreparati alla nuova “normalità” dei prossimi anni. In risposta ai sempre più frequenti campanelli d’allarme lanciati dalla comunità scientifica, è urgente trasmettere la conoscenza dello stato di fatto del clima attuale, volgendo lo sguardo al passato per gestire al meglio il nostro futuro con azioni responsabili di mitigazione e adattamento. Dobbiamo fare presto, perché più che il tempo passa più le conseguenze saranno importanti.
Il futuro dei ghiacciai alpini, infatti, è molto grigio; nella peggiore delle ipotesi entro fine secolo potremmo perdere il 95% dell’attuale massa glaciale. Se riusciremo a contenere le emissioni di gas serra e quindi congelare l’aumento di temperatura a 1.5° entro il 2100 potremmo ridurre le perdite del 35%”.