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Gli Alumni raccontano: Alumni in Visita ad Orsoni mosaici, il senso di una visita e della nostra associazione come un mosaico

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1045 di Cannaregio, siamo arrivati: suoniamo un campanello. Un vecchio campanello d’ottone su una vecchia porta di legno in una calle silenziosa e nascosta. Una porta si apre su un giardino e d’incanto entriamo in un mondo imprevisto, inaspettato. Ci siamo lasciati il traffico rumoroso dei turisti al ponte delle Guglie e già al Sotoportego dei Vedei abbiamo intuito un odore di silenzio che ci lascia pensare a un’altra Venezia. Non quella dei turisti: l’altra. Già in questa piccola differenza sta tutta la nostra fortuna. Alumni in quel 22 giugno vede la presenza di ben tre consiglieri del nuovo Consiglio Direttivo: anche questa nota è un segno di un privilegio che questa meta attiva.

La fornace Orsoni è un piccolo luogo che vive di una produzione artigianale di altissima qualità diventata proprietà di Trend Group nel 2003: una società con sede a Vicenza che produce mosaici acquista un laboratorio artigianale ottocentesco a Venezia perché vuole investire in un settore di nicchia, quello della produzione della tessera di mosaico artistica. Io ho conosciuto la fornace quando ho conosciuto Pino Bisazza, tra 2005 e 2006, a causa di un sogno che stavo inseguendo: costruire percorsi formativi dedicati a professionisti diversi basati sull’uso dell’arte come strumento. Con l’obiettivo di migliorare qualche nostra intelligenza, quella creativa soprattutto. Ma non nei creativi… in tutti gli altri. Difficile da spiegare, difficile da credere. Eppure quell’imprenditore ha voluto, insieme ad altri imprenditori e insieme a presidenti e direttori di istituzioni pubbliche, sperimentare questa novità formativa all’interno della sua azienda. E’ così che ho conosciuto la fornace, la sua attività, i suoi processi produttivi, le sue strategie aziendali e i suoi obiettivi.

Ritornarci ha significato immergersi in un mondo alternativo, fatto di persone che lavorano con abilità manuali di altissimo livello e di ambienti dove anche solo lo ‘scarto’ è meraviglioso: ricordo gli sguardi del nostro nuovo gruppo di Alumni in quel cortile che ci anticipava l’ingresso alla fornace vera e propria, dove pezzi di tessere colorate spuntavano ovunque da dentro grandi vasi e dove un vialetto era circondato da un ‘muro’ fatto di contenitori cilindrici da buttare (i contenitori usati per cuocere gli smalti assumono colori diversi… ma non si utilizzano a lungo, devono essere cambiati). Quei contenitori erano in vendita… Elisabetta già pensava ad un allestimento scenografico nuovo…  Tutti eravamo coinvolti da questi giochi di colori meravigliosi nati lì, cotti in quella fornace, prodotti secondo un processo millenario che brilla nella nostra chiesa di San Marco… e non solo. Non è un caso che proprio i mosaici di San Marco siano stati restaurati con tessere prodotte qui… Il taglio delle tessere è l’altro ambiente ‘forte’ di questa realtà artigianale: alcune donne tagliano a mano ogni tessera, che quindi ha una dimensione ‘imperfetta’, perché fatta a mano.

Questo ambiente traspira di collaborazione, una dimensione importante per ogni realtà aziendale, che qui si rocca con mano. Il laboratorio ci fa vivere questa relazione importante tra il prodotto ben fatto - la tessera di mosaico - e la socializzazione necessaria che la dimensione piccola attiva: nel mondo artigianale si cresce insieme.

L’ultimo passaggio nella biblioteca del colore è un momento entusiasmante: lo ricordavo bene come tappa fondamentale di questa scoperta della fornace collocabile tra il profumo proustiano di una madeleine e una scatola di Caran d’Ache da 78 colori. L’archivio delle lastre di smalto colorato è una full immersion nel passato: le pareti di questa lunghissima stanza sono ricoperte di librerie (meravigliosamente segnate dal tempo) piene di lastre di smalto con dimensioni simili e costituenti un’immensa archiviazione fatta di gamme cromatiche diverse. Pensate a un colore che vi piacerebbe… lì lo si può fare, ma lo potete anche trovare già fatto. Il colore vive dentro questo archivio come padrone assoluto. Ci siamo fermati a lungo in questa stanza, con tante domande tra strategie aziendali, costi di produzione, richieste di mercato. E alla fine abbiamo anche lasciato una frase, alcune considerazioni rispetto a quello che ognuno si è portato a casa: la dimensione della visita ha nella riflessione finale un momento importante nel confronto e nella condivisione di alcune cose.

Davanti a un buon bicchiere di prosecco certo… ma con gli occhi pieni di cose belle. Insieme è stata la parola forte sia per il nostro gruppo che per la realtà artigianale che abbiamo scoperto in quel 22 giugno: abbiamo visto come imparare dalla tradizione significhi anche costruire innovazione, perché le nuove idee nascono sempre sui confini. L’importante è imparare a non avere paura dei propri confini, delle proprie competenze. La sfida, che questa visita ci ha aiutato a vedere, è per tutti: la grande tradizione basata su abilità manuali apre verso l’innovazione, verso nuove ricerche. Angelo Orsoni e tutta la sua famiglia ne è un  esempio: la sua storia ci insegna a vedere come l’uomo inventa nuove idee. Con le mani anche, perché come dice Richard Sennet, la manualità è necessaria per inventare e la collaborazione per produrre meglio. Anche in questo senso la visita può essere stata utile.

"Mentre scrivevo L'uomo artigiano, rimasi colpito dalla presenza ricorrente di una particolare dote sociale preziosa nello svolgimento di attività pratiche: la capacità di collaborare. La collaborazione rende più agevole il portare a compimento le cose e la condivisione può sopperire a eventuali carenze individuali.” (Richard Sennet in L’uomo artigiano)

Grazie a Liana Melchior, per la grande disponibilità e attenzione verso il gruppo di Alumni, a tutto lo staff di Alumni che ha organizzato la visita, a tutti i partecipanti: grazie  a Anna, Paolo, Elisabetta, Leonardo, Antonio… e i loro pensieri…

"Un tuffo nel bello, nel colore, nella luce e nella conoscenza del “saper fare” con passione."

“Questa esperienza mi ha confermato che la creatività è sempre figlia di una TRADIZIONE."

Elena Ciresola,

che in quel 22 giugno ha iniziato una nuova idea di formazione…