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Giacomo Pinaffo

Facoltà: Economia dello Sviluppo Locale

Giacomo Pinaffo

Raccontaci un po’ di te: chi sei? In cosa ti sei laureato ed in che anno? Di cosa ti occupi ora?

Sono Giacomo Pinaffo e ho conseguito nel 2008 la laurea magistrale in Economia dello Sviluppo Locale con una tesi sperimentale sugli impatti del microcredito in Bangladesh, che aveva ricevuto dal Dipartimento di Scienze Economiche il premio intitolato alla memoria di Riccardo Faini. 
Sono ora impegnato da un anno e mezzo presso la Fondazione di Comunità di Messina, ente no-profit all'avanguardia nella sperimentazione di policy di sviluppo economico e sociale sostenibili, ispirate al capabilities approach del Nobel per l’economia Amartya Sen.
Con un’ottica olistica la Fondazione coordina un ampio cluster di economia sociale che eroga azioni strutturate negli ambiti culturale, educativo, della ricerca e sviluppo tecnologico, del welfare comunitario.
Nello specifico, mi occupo della gestione delle reti e progetti internazionali, nonché nella pianificazione economico-finanziaria.
 
Cos’è stato per te Ca’ Foscari? Cosa ti ha dato l’Ateneo rispetto al percorso professionale e di vita?
 
Ca’ Foscari è stata per me una scelta precisa, perché la specialistica in Economia dello Sviluppo Locale era l’unica offerta universitaria nell’ambito economico che ho trovato adeguata ai miei interessi e progetti professionali. Quello passato a Ca’ Foscari è un periodo che ricordo con piacere, perché ricco di esperienze fruttuose e stimolanti. Ho apprezzato in particolare le opportunità internazionali, quali ad esempio la summer school di tre mesi presso la CEPAL (Comisi?n Econ?mica para América Latina y el Caribe) a Santiago del Chile. 
Ritengo che sia stata un’esperienza “utile” anche perché fin dal mio primo lavoro post laurea ho avuto modo di mettere in pratica e valorizzare gli insegnamenti appresi nel percorso formativo.
 
Qual è stato il tuo percorso di crescita professionale dopo la laurea?
 
Sono da sempre impegnato nell'ambito dell'economia sociale, cioè quel settore composto da organizzazioni (imprese sociali, fondazioni, associazioni, etc.) il cui fine ultimo non è l’esclusiva massimizzazione del profitto, ma la massimizzazione dei benefici sociali e ambientali per la comunità. Grazie alla mia attività lavorativa ho avuto modo di seguire l'evoluzione di questo settore a livello nazionale e internazionale. 
Dopo la laurea ho lavorato per la Federazione Europea delle Banche Etiche ed Alternative, per la società finanziaria creata dalla stessa Federazione e dedicata al sostegno delle imprese sociali in Europa, e ho partecipato alla costituzione di una Società di Gestione del Risparmio dedicata all'Impact Investing (investimenti ad impatto sociale e ambientale), seguendo poi il lancio del primo fondo d'investimento. Sono infine entrato nella Fondazione di Comunità di Messina, trasferendomi dal Veneto alla Sicilia. In questi diversi contesti mi sono occupato di project management; montaggio, realizzazione e monitoraggio di operazioni di investimento; misurazione e gestione degli impatti dei progetti; negoziazioni con le istituzioni europee. 
 
Cos’è per te Ca’ Foscari Alumni?
 
Credo che l’Alumni possa essere un importante veicolo di aggiornamento e innovazione per l’Università: è un canale diretto e privilegiato con il mondo del lavoro, in cui gli ex-alunni sono “antenne” capaci di cogliere le innovazioni e i trend del mercato, trasmettendoli all’Università per permetterle di essere sempre al passo con le evoluzioni dei diversi settori. Oggi la creazione di interconnessioni tra i vari ambiti (economia, tecnologia, arte, etc.) è sempre più fondamentale per gestire le complessità dei contesti in cui viviamo: l’Università può avere un ruolo importante nella creazione di tali collegamenti e sinergie.
 
Che messaggio vuoi lasciare agli altri Alumni, in particolare ai neolaureati?
 
Quello che suggerisco ai neolaureati è di mantenersi sempre curiosi, facendo attenzione a quello che accade anche in settori che non paiono direttamente collegati a quello in cui si lavora principalmente, perché è dalle connessioni non previste e non scontate che possono nascere le intuizioni utili ad affrontare le sfide odierne.