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Marco Sanavia

Facoltà: Economia e commercio

Marco Sanavia

Abbiamo intervistato Marco Sanavia, CEO di Pal Zileri, azienda di abbigliamento maschile che durante il lockdown ha riconvertito parte della produzione nella realizzazione di mascherine.

Raccontaci un po’ di te.

Mi chiamo Marco Sanavia, vivo a Mirano con mia moglie e i miei due figli di 7 e 4 anni. Sono CEO in Pal Zileri, brand di abbigliamento maschile con sede a Vicenza e showroom a Milano e New York. Mi sono laureato in Economia e Commercio nel 2000; la mia tesi era focalizzata sul reclutamento del personale via internet. Ora sembra impossibile ma a quell’epoca i curricula venivano mandati ancora per posta.

Cos’è o cos’è stato per te Ca’ Foscari? Hai un ricordo particolare / qualcosa che Ca’ Foscari ti ha dato rispetto al percorso professionale e di vita?

L’università per me è stata una grande palestra: i primi anni non sono stati facili, i corsi obbligatori erano molto affollati e occorreva alzarsi all’alba per prendere posto. Alcuni esami erano un incubo per molti; ricordo di aver provato matematica generale 6 volte in un anno prima di passarlo. Era un corso molto tosto, e per ogni sessione solo una ventina di studenti veniva promossa.
Il commuting tra una sede e l’altra era continuo, il networking per avere informazioni, appunti e consigli era indispensabile. Occorrevano grandi motivazioni e resilienza per andare avanti. Poi, una volta capito il meccanismo e costruito il mio network, sono riuscito a fare esperienze di studio e di ricerca molto utili ed interessanti, oltre ad apprezzare le passeggiate per trasferirsi da un’aula all’altra nella città più bella del mondo!

Qual è stato il tuo percorso di crescita professionale dopo la laurea?

Onestamente è stato molto casuale, legato più alle opportunità che ad una pianificazione. Un punto di partenza è stato sicuramente la tesi: sono partito dai miei interessi, cioè l’organizzazione aziendale, le risorse umane e “Internet”, che all’epoca era all’inizio del suo sviluppo. Anche se non me ne sono reso conto nell’immediato, in quel momento stavo già ponendo le basi della mia carriera e definendo la mia professione.
Mi considero una persona curiosa, che ha continuamente bisogno di stimoli; dalla tesi quindi non mi sono concentrato sulla crescita professionale ma bensì sulla ricerca di nuove opportunità e sulla possibilità di continuare ad imparare. L’ambiente e la cultura aziendale, e ancora di più i colleghi e i superiori, giocano un ruolo fondamentale nella crescita professionale, che considero come una conseguenza di tutti questi aspetti.
La prima azienda dove ho lavorato, Datalogic, è stata per me una estensione dell’università; la funzione Risorse Umane era strutturata e molto moderna, i rapporti umani molto facili ed è stata per me un’ottima possibilità di imparare i meccanismi che regolano questo ambito.
Mi sono poi spostato in Gruppo Pam, che considero molto importante dal punto di vista professionale; lì infatti c’era maggiore complessità nel sistema, e la negoziazione era all’ordine del giorno. Negli anni trascorsi lì sono passato dall’essere lo stagista simpatico a professionista delle risorse umane, e mi è risultata chiara la necessità di essere onnivori di conoscenza ed esperienza per poter comprendere a fondo tutti i processi ed i meccanismi che regolano i rapporti con le persone, che sono poi quelli che tengono in piedi un’azienda. In Gruppo Pam mi mancava però la dimensione internazionale, e mi sono quindi spostato in Gruppo Gucci, ora Kering. Prima sono stato in Gucci, poi in Bottega Veneta. Nel tempo ho avuto modo di lavorare con manager di caratura mondiale, che hanno fatto e stanno facendo la storia del settore; è stato molto sfidante, e ho capito il reale valore di quell’esperienza solo quando sono riuscito a sedimentarla. Ho avuto modo, tra l’altro, di confrontarmi su una scala realmente globale, conoscendo culture manageriali molto diverse.
Poi ho deciso di tornare in Veneto per un po’, e Geox per me rappresentava una splendida opportunità; una realtà del territorio che si misurava a sua volta su scala globale. Mi è stato chiesto di lavorare con i team commerciali e Retail per far ripartire la rete. Ci siamo riusciti, e nel giro di qualche tempo abbiamo invertito il trend. Poi eccomi in Pal Zileri, controllata da Mayhoola, in cui ho avuto responsabilità HR anche di gruppo, prima di diventare CEO.

La produzione di mascherine nello stabilimento Pal Zileri

Cos’è per te Ca’ Foscari Alumni?

In Italia non è ancora molto sviluppato il networking tra colleghi di università, cosa che in altri paesi è fondamentale non solo per lo sviluppo di carriera. Per questo ritengo questa iniziativa molto importante.
Sono orgoglioso di aver studiato a Venezia, ed è utile e bello mettere a fattor comune le proprie esperienze. Credo che il creare opportunità di questo tipo in tutte le fasi della carriera di noi Cafoscarini sia un obiettivo fondamentale.
Se penso alle università statunitensi vedo che c’è un maggior senso di appartenenza da parte di studenti ed Alumni, quasi come una famiglia; mi piacerebbe dare il mio contributo per portare questa filosofia anche qui da noi.

Che messaggio vuoi lasciare agli altri Alumni, in particolare ai neolaureati?

Siate aperti al mondo, nutrite le menti ed i cuori di esperienze e di persone. Nella mia carriera sono andato incontro alle opportunità offerte dalle persone che ho incontrato lungo il percorso; per alcuni è bastata la presenza, altri mi hanno indicato la strada, altri ancora mi hanno accompagnato personalmente.
Ai neolaureati consiglio di fare altrettanto, senza spaventarsi dei cambiamenti che la vita ci pone davanti ma afferrando al volo ogni opportunità, seguendo i consigli di chi è più esperto e senza smettere mai di imparare.