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Intervista ad Alberto Follador, Lussemburgo

Alberto Follador vive tra Lussemburgo e Parigi ed è Mandate Management Officer al Fondo Europeo per gli Investimenti (Gruppo BEI). Si è laureato in Economia e Finanza presso l'Università Ca' Foscari Venezia.

Secondo il tuo punto di vista come sta rispondendo alla pandemia la società di Parigi e di Lussemburgo e quali analogie/differenze trovi con la risposta italiana?

Credo che entrambi i Paesi abbiano seguito attentamente l’evolversi della pandemia in Italia. Hanno cercato di giocare d’anticipo, replicando le misure prese dal Governo Italiano, e correggendo, dove possibile, gli eventuali errori. Ad esempio, la Francia ha gestito il mercato delle mascherine vietandone la vendita nelle farmacie: in questo modo si è garantito che il personale sanitario e gli anziani ricevessero la necessaria protezione. In Lussemburgo invece, essendo un piccolo Stato, è stato possibile fare i tamponi velocemente a tutti coloro che li richiedevano, garantendo di conseguenza una maggiore libertà per la popolazione.
La cosa che mi ha stupito di più? Che il diritto all’istruzione sia stato considerato una assoluta priorità da garantire ai cittadini durante questo periodo. Di conseguenza, entrambi i Paesi hanno cercato di riaprire le scuole e le Università prima di riavviare le imprese non essenziali, il turismo, i bar e ristoranti. Infatti, secondo la maggior parte dei cugini d’oltralpe, la chiusura prolungata degli istituti scolastici porterebbe di fatto a maggiori differenze sociali, con degli studenti di serie A e di serie B nelle scuole, e fermerebbe la crescita economica e culturale del Paese.

Nella tua città qual è la sensazione più forte o il fenomeno più strano di questi giorni?

Di svegliarsi la mattina e di trovarsi in un’interminabile domenica di agosto, con strade deserte, negozi chiusi e il rumore dei mezzi di trasporto ridotto al minimo. In particolare, la scorsa settimana ho fatto una passeggiata nel centro di Parigi e mi ha particolarmente colpito l’assenza di persone anche davanti alla Cattedrale di Notre-Dame.

Com'è la tua "giornata tipo" in lockdown?

Ho ridotto gli spostamenti al minimo: la mattina non perdo tempo nel traffico per andare a lavoro e grazie allo smart working in pochi secondi mi connetto al mio pc. Anche se probabilmente lavoro di più adesso da casa che prima in ufficio, mi rimane comunque più tempo da dedicare alla famiglia e ai miei interessi, che nonostante tutto sono riuscito a continuare a coltivare.

Parliamo di mondo del lavoro. Come sta cambiando il tuo settore? Quali strategie saranno necessarie per superare questo momento e cosa consigli ai giovani che vorranno entrare a farne parte?

Al fine di contrastare le conseguenze economiche della crisi, il gruppo BEI creerà un fondo di garanzia che punta a mobilitare fino a 200 miliardi di € a sostegno dell’economia europea e delle piccole medie e imprese. Quindi mi aspetto che svolgeremo un ruolo determinate nella ripresa dell’economia europea, in particolare sostenendo le imprese che dovranno affrontare problemi di liquidità.
Anche se mi considero ancora abbastanza giovane, consiglierei comunque ai “più giovani” di credere in sé stessi e porsi degli obiettivi concreti, rinunciando anche a soluzioni di comodo. Inoltre, suggerirei di puntare sulle competenze legate alle nuove tecnologie e all’innovazione, che rappresentano oggi, ancor più di ieri, degli “assets” fondamentali per il futuro.