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Intervista a Silvia Pavoni, Londra

Silvia Pavoni attualmente vive a Londra ed è Economics Editor presso The Banker, Financial Times; siè laureata all'Università Ca' Foscari Venezia in Economia e Commercio.
 
Secondo il tuo punto di vista come sta rispondendo alla pandemia la società del Paese in cui vivi e quali analogie/differenze trovi con la risposta italiana?
 
Resisto alla tentazione di dire che gli inglesi, in generale, hanno preso la situazione alla leggera e reagito meno prontamente di altri. Purtroppo questo l’abbiamo fatto tutti prima che il nuovo coronavirus ci entrasse in casa, con insidia ed letale efficienza. Gli italiani non hanno prestato grande attenzione a quello che succedeva in Cina, troppo lontana, forse. Gli inglesi, almeno parte di loro, hanno sottovalutato la crisi che stava divampando dietro l’angolo, in Italia - e che ora hanno raggiunto. Dal Regno Unito, guardando altrove in Europa, il confronto con la prontezza, l’impeto e la gestione del sistema sanitario in Germania brucia
 
Nella tua città qual è la sensazione più forte o il fenomeno più strano di questi giorni? 
 
Le immagini della city di Londra, vuota, e del Tamigi, in questi giorni uno specchio d’acqua che riflette nitidamente l’architettura alle sue rive, sono bellissime. 
 
Com'è la tua "giornata tipo" in lockdown?
 
Almeno che non debba partecipare a videoconferenze di primo mattino, la sveglia è alle 7:00 piuttosto delle normali 6:15 - cosa che diletta sia me che mio figlio. Non ci manca la rituale corsa per arrivare alla fermata dello scuolabus ed entrambi siamo felici di poter fare colazione con calma. Poi io mi metto al laptop e lui al Nintendo - le regole sullo screen-time, già mal rispettate in tempi normali, ora sono del tutto ignorate, e va bene così (la mole di lavoro è aumentata così come l’intensità delle mie attività lavorative in risposta all’emergenza - non so come ce la caveremo dopo le vacanze di Pasqua quando inizieranno lezioni di scuola online e compiti). Il pranzo è veloce per entrambi. Mi riprometto regolarmente, invano, di fare un po’ di esercizio a metà pomeriggio ma poi finisco semplicemente per cronometrare il mio mini compagno di casa che corre attorno all’isolato, deserto (esercizio per lui, almeno). Prima di cena leggiamo assieme The Amber Spyglass di Philip Pullman sul divano - per me uno dei momenti più belli della giornata.
 
Parliamo di mondo del lavoro. Come sta cambiando il tuo settore? Quali strategie saranno necessarie per superare questo momento e cosa consigli ai giovani che vorranno entrare a farne parte?
 
Mai come nei momenti di crisi si fa sentire il bisogno di un giornalismo indipendente, preciso e professionale. Questo vale sia per i colleghi che ci aggiornano con breaking news, che per chi lavora su un’informazione più tecnica e di analisi, come nel mio caso. Ma il giornalismo, il buon giornalismo, costa. E la crisi economica che si accompagna alla pandemia sarà un vero problema per il nostro settore, così’ come per tanti altri. E già si fa sentire. Se il livello di engagement con i sottoscrittori sale, le tasche di ‘advertisers’ e sponsor di eventi saranno meno profonde. Fornire contenuto utile e tramite mezzi digitali diventerà sempre più importante. 
 
 
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