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Intervista a Ilaria Baldan, Vancouver

Ilaria Baldan vive a Vancouver ed è Executive Director presso la Camera di Commercio Italiana in Canada. Si è laureata a Ca' Foscari prima in Conservazione dei beni culturali, poi in Storia delle arti e conservazione dei beni artistici e infine ha conseguito il master in Economia e gestione del turismo.

Secondo il tuo punto di vista come sta rispondendo alla pandemia la società del Paese in cui vivi e quali analogie/differenze trovi con la risposta italiana?

In Canada l’emergenza e le conseguenti disposizioni sono arrivate circa due settimane dopo rispetto all’Italia. Alcune zone sono state più colpite, in particolare Quebec e Ontario, sulla costa est, mentre perfortuna qui in British Columbia i casi registrati sono stati ad oggi circa 2,000 sui 66,000 totali canadesi.
Il governo federale ha risposto a mio parere molto bene, confrontandosi anche con le autorità italiane e introducendo vari incentivi sia a sostegno degli individui che delle aziende. È stato anche molto ricettivo rispetto alle proposte delle associazioni di categoria, introducendo modifiche e perfezionando le regolamentazioni in maniera rapida.

Nella tua città qual è la sensazione più forte o il fenomeno più strano di questi giorni?

Le prime due settimane di pandemia, mentre in Italia la situazione era già grave e qui invece ancora non veniva percepita appieno la serietà del fenomeno, sono state per me le più strane. Vancouver è sempre molto distante dai fenomeni europei, ma questa volta questo fenomeno di “eco” è stato molto frustrante, perché noi Italiani “expat” ci sentivamo un po’ dei “nostradamus” inascoltati.

Nei primi giorni dall’annuncio del lock down da parte del governo federale, il fenomeno più strano comunque credo sia stato quello della corsa all’accaparramento della carta igienica!

Com'è la tua "giornata tipo" in lock down?

A Vancouver non c’è stato un totale lockdown. Negozi, ristoranti e moltissimi esercizi sono chiusi, l’ufficio della Camera è chiuso dal 16 marzo e quindi stiamo tutti lavorando in smart working, ma a parte questo non è mai stato impedito di uscire di casa alle persone; chiaramente rispettando le distanze di sicurezza sono stati mantenute aperte piste ciclabili e parchi. Bene, perché da metà maggio riapriranno gli uffici ma per evitare i mezzi publici, farò la pendolare in bici e dovrò essere allenata.

 

La mia giornata tipo prevede: sveglia alle 7; caffè e rassegna stampa; prime chiamate/email con l’Italia (a +9 ore); doccia; lavoro fino alle 5; annaffio le piantine di pomodoro in balcone; corsa al parco o giro in bici; cena; breve scorsa ai tg italiani del “giorno dopo”; Netflix.

Parliamo di mondo del lavoro. Come sta cambiando il tuo settore? Quali strategie saranno necessarie per superare questo momento e cosa consigli ai giovani che vorranno entrare a farne parte?

Le Camere di commercio estere si nutrono di scambi e rapporti e quindi il nostro lavoro è profondamente condizionato da questa situazione, in quando non possiamo più organizzare o parteciapre a fiere, conferenze, eventi, appuntamenti b2b etc. Sono però convinta che le relazioni non moriranno, semplicemente si sposteranno su altre frequenze, e altri canali.
In questo momento la sfida è quindi trovare idee e soluzioni nuove per reinventare il nostro lavoro. A me piace anche dire che Vancouver è sempre stata fiscamente e percettivamente “distante” dall’Italia...in un momento come questo in cui tutti siamo distanti (e vicini) allo stesso livello, paraddosalmente il nostro maggiore punto di debolezza si annulla e diventiamo più competitivi verso il mercato italiano.