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Intervista a Damiano Niero, New York

Damiano Niero vive a New York: frequenta un MSc in Finance presso Baruch College e lavora come Corporate Finance Analyst presso Am Cast Inc., azienda che opera nel settore minerario. Si è laureato in Commercio Estero a Ca’ Foscari.

Secondo il tuo punto di vista come sta rispondendo alla pandemia la società del Paese in cui vivi e quali analogie/differenze trovi con la risposta italiana?

Negli Stati Uniti penso ci sia di base una percezione piuttosto diversa rispetto all’Italia riguardo questa emergenza. Nonostante la gran parte delle attività commerciali sia attualmente chiusa, non c’è mai stato un vero e proprio lockdown. A fine marzo, Andrew Cuomo, governatore dello stato di New York ha dichiarato in un’intervista che “un lockdown come è stato in Italia e in Cina non sarà possibile, almeno non legalmente”. Principalmente perché costringere le persone a chiudersi in casa sarebbe andato contro uno dei principi fondamentali su cui è costruita questa nazione, la libertà di scelta. Inoltre, la vera e propria emergenza sanitaria a NY non è durata molto: meno di tre settimane. Ad oggi, sia la nave ospedale, che il centro di terapia intensiva allestito al Javits Center sono già stati chiusi. In generale, negli ultimi tempi la percezione è piuttosto positiva, con un atteggiamento tipicamente americano ancor più radicato nella città di New York, dove il motto “Never bet against America” di Warren Buffett sembra farsi sempre più solido.

Nella tua città qual è la sensazione più forte o il fenomeno più strano di questi giorni?

La sensazione più forte che ho avvertito recentemente è quella di un grande spirito di solidarietà ed efficienza da parte delle istituzioni, che stanno lavorando ininterrottamente per offrire il massimo supporto ai cittadini durante questa emergenza. Soprattutto il sostegno finanziario è stato puntuale sin dall’inizio. Il dipartimento del lavoro ha prontamente inviato sussidi a lavoratori dipendenti e liberi professionisti. Stimolo di 1200$ ad individuo e 900$ a settimana per i cittadini che hanno perso il lavoro. I liberi professionisti  e le piccole imprese hanno inoltre potuto beneficiare dei numerosi aiuti finanziari previsti dal CARES Act - uno stimolo di 2 trilioni di dollari per attenuare l’impatto di una recessione economica avviata da questa pandemia globale. Inoltre, ci sono state anche numerose semplici iniziative nei vari quartieri: chiunque può recarsi presso l’istituto scolastico del proprio quartiere e ricevere gratuitamente fino a tre pasti giornalieri.

Com'è cambiata la tua "giornata tipo" con il lockdown?

In verità la mia routine in questo periodo non è cambiata particolarmente. Il lavoro occupa gran parte delle mie giornate, mentre alla sera e nel weekend mi concentro nello studio. Sto seguendo le ultime lezioni online del mio master e ho anche iniziato a scrivere la tesi per la laurea magistrale in Business Administration che sto frequentando presso l’università di Padova. Inoltre, non essendo in un lockdown totale posso “tranquillamente” uscire a fare la spesa o una passeggiata alla sera con le adeguate protezioni. Quello che mi manca è il poter uscire con gli amici e la frenesia di Manhattan.

Cosa consigli ai giovani che si apprestano ad entrare nel mondo del lavoro?

Il mio consiglio è quello di essere estremamente flessibili e cercare di cogliere qualsiasi occasione. Spesso anche esperienze trasversali e non legate prettamente alla propria specializzazione si rivelano vincenti nel lungo periodo ed arricchiscono il proprio background professionale. Credo che la cosa più importante in questo periodo sia restare aggiornati sulle novità legate al settore di interesse e mantenersi attivi nel networking. Aprirsi più strade possibili è la chiave del successo, perché è spesso difficile immaginare da dove potrà arrivare la prossima opportunità di carriera.