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Il racconto di Marco Dalla Dea, Cafoscarino alle olimpiadi di Rio 2016

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Marco Dalla Dea, laureato a Ca’ Foscari con un Master in Sport Marketing and Communication, ci racconta come sono andate le Olimpiadi di quest’anno. Dopo averci infatti reso partecipi della sua esperienza durante le olimpiadi di Londra 2012, Marco ha messo per iscritto le emozioni e le esperienze che ha vissuto quest’anno.

Le Olimpiadi di Rio 2016 si sono chiuse lo scorso 21 Agosto, dopo 19 giorni ed oltre 300 gare disputate da 11 mila atleti. L’Italia si è piazzata nona nel medagliere della manifestazione, con 28 medaglie (8 ori, 12 argenti, 8 bronzi), migliorando i risultati di Londra 2012.

In che cosa siamo bravi? Dove abbiamo vinto di più? Nel tiro, ovvero nelle 15 gare di tiro a segno e tiro volo (chiamatelo, se volete, tiro al piattello). Uno sport tradizionale, presente nel programma dei Giochi moderni sin dalla prima edizione del 1896, che oggi conta 15 discipline olimpiche e 390 atleti partecipanti da circa 100 nazioni. Lo stesso Barone de Coubertin, il fondatore delle Olimpiadi come le conosciamo oggi, era un tiratore di pistola (oltre che un valente poeta, tanto da vincere la medaglia d’oro per la letteratura nel 1912 con la sua Ode to Sport, ma questa è un’altra storia…)

A Rio de Janeiro, l’Italia si è piazzata prima nel medagliere dello shooting sport (con 7 medaglie, di cui 4 ori), e i tiratori azzurri hanno contribuito a circa un quarto di tutte le medaglie vinte dalla nostra squadra Olimpica, raccogliendo metà degli ori conquistati in terra brasiliana.

Incredibile? Non troppo. Il nostro Paese è da sempre una delle nazioni che contano in questo sport, con 42 medaglie vinte dal 1932 ad oggi. Gli ultimi eroi di questa serie di successi hanno un nome e cognome: Niccolò Campriani, giovane ingegnere fiorentino due volte oro a Rio de Janeiro nella carabina sportiva, Diana Bacosi e Chiara Cainero, due mamme che hanno condiviso il podio dello Skeet femminile vincendo oro e argento, Gabriele Rossetti, vincitore dello Skeet maschile e figlio d’arte (papà Bruno aveva vinto un bronzo nel ’92), Marco Innocenti, argento nel Double Trap, e poi l’inossidabile Giovanni Pellielo, terzo argento alla sua settima Olimpiade vinto a 46 anni (e dice di pensare già a Tokyo 2020).

Atleti, persone, ragazzi e ragazze che hanno dedicato una parte consistente della loro vita per raggiungere le vette in uno sport che siamo abituati a chiamare di nicchia. Che forse poi tanto di nicchia non è. Certo, i TG ne parlano solo una volta ogni 4 anni, ma quanti sport oltre al calcio possono vantare uno score mediatico migliore?

E allora diamolo qualche numero, su questa nicchia. La Federazione Italiana Tiro a Volo conta indicativamente 500.000 appassionati nel nostro paese (i tesserati sono 20 mila) e oltre 400 società sul territorio, mentre l’Unione Italiana Tiro a Segno coinvolge 70.000 tesserati su 280 sezioni da nord a sud.

C’è tanta gente a cui piace fare centro, in Italia. Un caso? Sicuramente no. Il nostro Paese è ai vertici mondiali in questo sport grazie ad una forte tradizione, una passione che si passa di padre in figlio (o figlia). E questo anche grazie all’industria del settore, un’eccellenza del nostro paese che va sotto le insegne di Confindustria / ANPAM (Associazione Nazionale Produttori Armi e Munizioni Sportive e Civili).

In Italia si registrano oltre 200 aziende del settore, per un fatturato totale annuo di circa 486 milioni di Euro, con un saldo import-export in attivo di oltre 200 milioni di Euro. Un settore che crea occupazione oltre che medaglie: le aziende ed i comparti collegati impiegano circa 94 mila addetti in tutto il Paese, mentre l’effetto economico indotto ammonta a circa 8 miliardi di Euro l’anno (dati ANPAM 2014). È un settore con i tratti tipici dell’industria nazionale: aziende familiari, piccoli laboratori che crescono nei decenni fino a diventare punti di riferimento internazionali, capacità di adattamento e di innovazione, e forte proiezione verso i mercati internazionali.

Il successo del Made in Italy del tiro infatti non si ferma ai confini nazionali. Oltre ai dati positivi dell’export, ci sono i risultati sul campo a provare l’eccellenza dei nostri prodotti. Torniamo alle Olimpiadi: 15 medaglie su 15 assegnate nel tiro a volo a Londra 2012 erano state vinte con fucili italiani, mentre a Rio sono state 13 medaglie su 15 (vinte dalle aziende lombarde Beretta e Perazzi). Ma se scaviamo ancora un po’, scopriamo che non siamo solamente i più bravi sul campo, siamo anche una potenza commerciale del settore: di tutti gli atleti internazionali in gara nel tiro a volo a Rio, il 90% ha utilizzato armi e l’80% munizioni prodotte in Italia.

Dobbiamo ancora chiamarla nicchia?

 

Marco Dalla Dea

Voic2Media Founder

marco@voice2media.com

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Marco Dalla Dea, Master in Sport Marketing and Communication conseguito a Ca’ Foscari nel 2010, è il fondatore dell’agenzia di comunicazione Voice2Media che vanta tra i propri clienti diverse aziende ed organizzazioni del mondo dello sport a livello nazionale ed internazionale, tra cui la International Shooting Sport Federation, la federazione mondiale degli sport del tiro, per cui Voice2Media gestisce l’ufficio stampa, la produzione e la gestione dei contenuti per coppe del mondo, mondiali ed Olimpiadi in inglese e cinese.