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Il Cafoscarino Damiano Michieletto sul tetto di Salisburgo

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12 lunghissimi minuti di applausi per Damiano Michieletto al Festival di Salisburgo, dove debutta la sua Bohème pucciniana aggiornata ai tempi moderni.

Erano 13 anni che al più prestigioso festival lirico del mondo mancava la regia di un italiano. Appena 37 anni, ma con un interminabile elenco di regie nei maggiori teatri del mondo, Michieletto conta ormai fra i più acclamati registi e la Bohème di Salisburgo lo consacra nell'Olimpo della lirica. celebre per le sue regie attualizzate, Michieletto ricerca un linguaggio teatrale contemporaneo, nel quale vi sia coerenza fra prospettive e modi di esplorare la psicologia dei personaggi. Per il regista veneto, il fulcro delle moderne regie è rappresentato da u'ottica capace di integrare brani storicizzati con la nostra attuale percezione della realtà e dell'esistenza.

Nato a Venezia, ha studiato regia presso la Scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi” di Milano e si è laureato in Lettere Moderne all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Vive a Scorzè con moglie e due figli, da dove si sposta continuamente per i numerosi impegni che lo vedono protagonista nel mondo della lirica internazionale. Tra i progetti recenti e futuri: Don Giovanni, Nozze di Figaro e Così fan tutte al Teatro La Fenice di Venezia, La Bohème al Festival di Salisburgo, Trittico di Puccini al Theater an der Wien e a Copenhagen, Un Ballo in maschera al Teatro alla Scala di Milano, L’elisir d’Amore a Madrid, La Wally all’Opera Bastille.

Grazie a Damiano Michieletto, un italiano e un Cafoscarino riportano la regia lirica italiano ai primissimi posti nel mondo.